In primo luogo, mi preme puntualizzare che WINDCHILI non sostituisce una guida alpina. Gli itinerari proposti si svolgono in ambienti selvaggi, spesso in assenza di sentieri o tracce, e richiedono all’escursionista uno studio preventivo a casa, su cartografia ed immagini satellitari, ovvero una valutazione in loco su quale sia il percorso più consono alle proprie capacità, fisiche e mentali, ed alle condizioni del territorio. Infatti, proprio in quanto i percorsi suggeriti percorrono sovente aree totalmente prive di manutenzione, le traiettorie descritte possono verosimilmente non risultare le più agevoli o sicure, a causa dei tipici fattori ambientali che modificano il territorio quali, ad esempio, frane, smottamenti, piene, alberi schiantati ecc. Ulteriormente, molte delle escursioni presentate sono a tutti gli effetti delle aperture di via oppure delle “prime” traiettorie. Ne deriva che, sicuramente, dovendo ripetere il percorso, io stesso modificherei le traiettorie sulla scorta delle esperienze passate. Questo è evidente e comprensibile a chi ha mai aperto nuove vie: la linea ipotizzata e scelta a valle non necessariamente si rivela la soluzione perfetta quando si è a monte! Pertanto, si invitano i lettori che volessero cimentarsi negli itinerari proposti a non attenersi pedissequamente alle indicazioni riportate ma a considerare, di volta in volta, la soluzione reputata più opportuna, anche (e soprattutto) avvalendosi dell’esperienza di guide alpine locali.
Svolta questa doverosa premessa, sono consapevole che molti amanti della montagna siano avversi alla scelta di pubblicare informazioni dettagliate circa itinerari così nascosti e fuori dalle classiche “rotte turistiche”. Alcuni tra loro manifestano un simile approccio critico adducendo una combinazione di ragioni che oscillano tra la tutela della sicurezza dell’escursionista ed una sorta di “manleva” volta a prevenire il senso di colpa per un eventuale incidente accorso ai lettori/escursionisti. Altri, invece, non amano semplicemente svelare delle informazioni che ritengono “segrete” al fine di preservare celati al pubblico gli itinerari percorsi. Con riferimento alla prima tipologia di approccio, non ritengo di poterla condividere per i seguenti motivi. Le relazioni degli itinerari proposti dal blog Windchili – Around the World sono particolarmente dettagliate e documentate. Eventuali difficoltà sono, con accuratezza, puntualmente rappresentate ai lettori. Ciascuno, letta la relazione, è libero di decidere in piena autonomia se possiede o meno le competenze per affrontare l’itinerario proposto. D’altro canto, se così non fosse, tutti gli autori di guide alpinistiche (ma anche semplicemente di trekking) dovrebbero sentirsi responsabili per tutti gli incidenti che, regolarmente, avvengono in montagna. Superata questa prima obiezione, veniamo alla seconda. È umano affezionarsi ai luoghi, specialmente quando si tratta di luoghi tra i più affascinanti e maestosi del pianeta. È logico, quindi, nutrire un certo sentimento di “gelosia” verso i medesimi, sentimento che aumenta proporzionalmente al diminuire del numero di frequentatori del luogo amato. Sarebbe un grave errore, tuttavia, coltivare tale sentimento che, per quanto comprensibile, non può essere accettato da un vero amante della montagna. La montagna è di tutti e tutti hanno il diritto di accedervi e scoprirne le inestimabili bellezze. La montagna non è ad uso esclusivo degli abitanti della montagna. Poco più di un secolo fa, fu il viennese Paul Grohmann a conquistare e svelare ai montanari i segreti delle fino ad allora inviolate vette dolomitiche. Meno noti ma altrettanto pionieri di inedite avventure dolomitiche furono i suoi contemporanei Wenzel Eckerth, ingegnere praghese, e Theodor Wundt, barone tedesco. Analogamente, è l’italiano Reinhold Messner che scalò per primo l’Everest e il Nanga Parbat in solitaria e senza ossigeno, non le popolazioni locali. L’alpinismo, da sempre, è di vocazione internazionale ed ogni luogo scoperto merita di essere ugualmente riscoperto e “goduto” da altri alpinisti che condividono e cercano le medesime emozioni, sempre ovviamente nel rispetto dell’ambiente che li circonda. È per tale ordine di motivi che condivido sul blog Windchili – Around the World, con passione ed accuratezza, itinerari nascosti e poco “battuti”, che scopro a seguito di approfondite ricerche, affinché possano essere fonte d’ispirazione per chi, come me, ama la montagna selvaggia e l’esplorazione. E d’altro canto, ai più scettici domando: nella società digitale sempre più inerte in cui viviamo, ma quante persone pensate siano davvero disposte a salire ripide erte prive di tracce e segnaletica, addentrarsi in selvaggi ravanage tra i baranci insozzandosi i capelli di resina, arrampicare su rocce marce e pericolanti?!?
Concludo con una piccola riflessione. La parte più entusiasmante dell’avventura non è l’uscita in sé ma la ricerca che sta a monte di ogni esplorazione. Questo, a mio avviso, è un fondamentale punto di partenza. Le ricerche, su cartografia e testi dell’800, iniziano nel periodo invernale e proseguono fino al giorno prima dell’avventura. È quindi evidente che l’apertura di nuove vie e la riscoperta di tracce abbandonate non può nascere dall’improvvisazione. Ore e ore di studio e riflessione devono necessariamente accompagnare l’escursionista che desideri cimentarsi in tali esplorazioni. Più “piani B” devono già essere contemplati. Già solo con un simile approccio, con la dovuta preparazione mentale, si riduce il rischio di incidente.
LEGENDA
Si riporta a seguire la legenda delle abbreviazioni utilizzate per definire la difficoltà di un itinerario:
T: Turisti. L’itinerario non presenta alcuna difficoltà tecnica né richiede un particolare impegno fisico. Il sentiero è sempre ben evidente.
E: Escursionisti. L’itinerario non presenta alcuna difficoltà tecnica ma può richiedere un certo impegno fisico. Il sentiero non è necessariamente sempre evidente ma la traiettoria è piuttosto ovvia ed è difficile smarrire la via.
EE: Escursionisti esperti. L’itinerario può presentare difficoltà tecniche minori (brevi passaggi di arrampicata fino al II grado, tratti esposti, terreno friabile, traccia incerta o inesistente) e richiedere un notevole impegno fisico. Talvolta, la dicitura EE può essere accompagnata da un +, in presenza di specifiche difficoltà che aggravino l’impegno complessivo dell’itinerario.
EEA: Escursionisti esperti con attrezzatura. Rispetto alla precedente classificazione EE, si introduce la necessità di utilizzare imbrago e corda per superare alcuni passaggi. NB: considerato che il blog Windchili – Around the World non tratta vie ferrate, la dicitura EEA implicitamente allude a percorsi alpinistici, da affrontare eventualmente muniti anche di chiodi da roccia, friend o blocchetti, sistemi di discensione ecc. Per tale ragione, la dicitura EEA è tendenzialmente sempre accompagnata anche dalla definizione del grado di difficoltà alpinistica (scala francese). Per quanto qui di interesse, si riportano a seguire i gradi di difficoltà alpinistica:
- F, F+ Facile (non presenta particolari difficoltà, pur essendo richiesto l’uso della corda per assicurarsi);
- PD-, PD, PD+ Poco difficile (presenta qualche difficoltà alpinistica su roccia fino al II-III grado e/o pendii di neve/ghiaccio fino a 35-45°);
- AD-, AD, AD+ Abbastanza difficile (difficoltà alpinistiche su roccia intorno al III+, IV grado e/o pendii di neve/ghiaccio fino a 45-55°);
- D-, D, D+ Difficile (difficoltà alpinistiche su roccia fino al V grado e/o pendii di neve/ghiaccio tra 55-70°).