Traversata di Monte Castelàz, Prese Deserte, Crodon De Farega e Val del Diavol

DIFFICOLTÀ COMPLESSIVA: E (con un paio di tratti leggermente esposti dove procedere con cautela).
DURATA: 4h – DISTANZA: 11,5km – DSL: 963m+

DATA: 30 novembre 2020

PREMESSE

Le alture che sovrastano l’abitato di Cison di Valmarino offrono originali spunti per allenarsi e mettersi alla prova su terreni selvaggi e impervi, allorquando le Dolomiti risultano troppo distanti o, come in questi giorni, inagibili per neve. L’ispirazione, nel caso di specie, viene dallo scrittore e divulgatore Giovanni Carraro, che ha descritto il percorso in esame nel libro “I sentieri nascosti delle Prealpi trevigiane”, 2013. Il compagno di avventure, per un’escursione simile, non può che essere il forte e fidato amico Paolo.

RELAZIONE DELL’ITINERARIO

Parcheggiata l’auto nell’ampio prato subito a N del frutteto retrostante la Chiesa di Cison di Valmarino, si imbocca la strada sterrata che costeggia un vecchio casolare, color rosso mattone, che reca la scritta “Casa Frozza”. La strada devia leggermente a destra e, nei pressi di un campo da calcio, inizia il sentiero, che costeggia la recinzione dell’impianto sportivo. Il sentiero sale quindi leggermente, fino ad incrociare la strada asfaltata che conduce a Castelbrando. Qui è necessario scendere sulla strada per una ventina di metri, fino alla sbarra, dove il sentiero ricomincia, sotto forma di strada bianca, sulla sinistra. Giunti ad intravedere un’abitazione, in località Pra de Favero, si abbandona la sterrata principale e si compie un curva a gomito, in direzione SO. Si entra quindi nel bosco e si procede per breve tratto, sino ad incrociare il cartello segnavia, a quota 460m, per “Mezza Luna e Bombarde”, che risale in direzione NO sino al crinale collinare, dove si incontrano i resti in pietra ad uso di un probabile focolare.

fig. 1 I resti in pietra sulla selletta.

Si procede ora in direzione N, risalendo continuamente il crinale e traversando un’area chiamata “Le Bombarde”, intravedendo di tanto in tanto le mura perimetrali di antiche fortificazioni, probabilmente riutilizzate nel corso della prima guerra mondiale. Giunti ad un bivio indicato da un cartello “Prese Deserte Cima Farega – Villa Mary”, teniamo la sinistra, verso le Prese Deserte. La traccia si svolge ora in ambiente aperto e panoramico, dapprima sul versante occidentale della collina, poi camminando in cresta e superando sporadiche facili roccette, fino a giungere in cima al Monte Castelàz (Crodon de Corradin), 705m.

fig. 2 Risalendo il versante occidentale del crinale.
fig. 3 Facili passaggi tra roccette.
fig. 4

Si cammina ora in cresta, sempre agevolmente, con ripetuti saliscendi, traversando le c.d. Prese Deserte.

fig. 5 Il saliscendi sulle Prese Deserte.

La traccia, quindi, giunge ai piedi del Crodon de Farega, dove si inerpica con ripida salita sul versante occidentale del pendio, fino a guadagnarne la cima, a 905m, dove troviamo un piccolo boschetto di betulle.

fig. 6 Salita del Crodon de Farega.
fig. 7 Vista panoramica dal Crodon de Farega su Cison di Valmarino.
fig. 8 Utilizzando il magico bastone telescopico invisibile da selfie di Paolo.

Dalla cima del Crodon de Farega, la traccia procede verso N, fino a trovare un cartello che segna la direzione della Val del Diavol.

fig. 9

Un passaggio che richiede un minimo di cautela, aiutandosi con le mani, ci permette di affrontare una brevissima e ripida diagonale in discesa. Il passaggio è peraltro privo di insidie o pericoli, essendo assistito da una corda fissa.

fig. 10 L’inizio della ripida diagonale erbosa.
fig. 11 Paolo si accinge a superare il piccolo salto sulla diagonale.

Seguono un paio di passaggi in cresta su facili roccette.

fig. 11 Superamento con facile arrampicata di un saliscendi in cresta.

A questo punto, è opportuno prestare attenzione: la traccia corretta non prosegue con linea diritta sulla cresta (nonostante vi siano deboli tracce che seguono questa traiettoria), ma scende di pochi metri di altitudine tagliando il versante occidentale della cresta, traversando il bosco. Un paio di bolli rossi sono visibili sui tronchi degli alberi. Al diradarsi del bosco, la traccia procede traversando un ripido pendio parzialmente roccioso, con leggera esposizione, fino a scendere, con un minimo di cautela, alla forcella del Diavol.

fig. 12 Poco prima della forcella del Diavol.
fig. 13 Procedendo con un minimo di cautela.
fig. 13 Ultimo tratto esposto prima della forcella del Diavol.
fig. 14 Paolo in discesa alla forcella del Diavol.

La forcella del Diavol è una piccola forcella erbosa che separa la Val Farega, a O, dalla Val del Diavol a E, e sul cui margine N si erge ripido il Monte Schiaffet. Noi scegliamo di scendere attraverso l’impervia Val del Diavol, lungo una traccia che, dapprima ripidamente, poi più dolcemente, finisce per intersecare il sentiero segnato del Pissol.

fig. 14 Lungo la traccia che scende attraverso la Val del Diavol.
fig. 15

La discesa non presenta difficoltà rilevanti. Il terreno è tuttavia poco compatto e cedevole, ragion per cui è opportuno prestare in alcuni tratti attenzione. Poco sopra l’innesto con il sentiero del Pissol, inoltre, il sentiero traversa l’apice di uno strapiombo verticale; è qui opportuno muoversi con cautela poiché un eventuale inciampo sarebbe fatale.

fig. 16 Pochi metri a valle dello strapiombo sul cui apice passa la traccia in discesa. Sullo sfondo, la forcella del Diavol.

Intersecato il sentiero del Pissol, si giunge in breve all’omonima cascatella.

fig. 17 Cascata del Pissol.

Dalla cascata del Pissol, anziché scendere a valle sino al parcheggio, che già si intravede, si devia a destra, direzione S, seguendo le indicazioni per San Gaetano. Il sentiero procede, ben evidente, con leggeri saliscendi, fino a giungere al capitello di San Gaetano.

fig. 18 Il capitello di San Gaetano.

Dopo una breve sosta, si riparte ripercorrendo per poche decine di metri i propri passi, sino a giungere al bivio dove si mantiene la destra. Ora il sentiero si svolge con leggera salita lungo il costone della collina, traversando il c.d. Agron di Ciae. Cautela lungo un’ampia cengia con strapiombo.

fig. 19 Percorrendo l’ampia cengia.
fig. 20 Al termine dell’ampia cengia nell’Agron de Ciae.

Si giunge infine ad un bivio che conduce allo stesso luogo, nei pressi di un rudere sopra i prati di località Al Maso. Noi abbiamo scelto la via di destra, che pare essere leggermente più breve. Si tagliano quindi i prati e si giunge in località Ortesei e, seguendo la strada asfaltata, si arriva in pochi minuti al parcheggio dove si è lasciata l’auto.

Per avere qualche ulteriore spunto, ecco la relazione dell’itinerario scritta da Paolo e la rappresentazione virtuale dell’itinerario su mappa!